La Ritirata di Russia


La tragedia degli oltre 200mila soldati italiani mandati al massacro. Senza armi moderne e un equipaggiamento non adatto, combattendo ugualmente con grande valore e dignità. Poi dovettero cedere alla forza dell'esercito russo. Qui comincia la catastrofica ritirata…


Il 26 giugno 1941 Mussolini salutò la partenza della prima divisione italiana del CSIR, cioé il Corpo di Spedizione Italiano in Russia.
Questa decisione fu presa in seguito alla notizia giunta pochi giorni prima dell'attacco tedesco alla Russia, alla quale inizialmente non era favorevole lo stesso Hitler, che aveva consigliato di rafforzare le posizioni italiane in Africa settentrionale. Ma la decisione di Mussolini era dovuta dal fatto che egli era convinto che il disagio crescente del popolo italiano fosse determinato dal non partecipare su grande scala all'azione sul fronte russo.

Il corpo di spedizione era composto del corpo d'armata autotrasportabile (due divisioni binarie e una celere), di una legione di milizia e di due gruppi di aviazione. Dalla località di scarico e radunata, in territorio rumeno, le divisioni si trasferirono nella zona delle operazioni: una fu subito impiegata, l'11 e il 12 agosto; a metà settembre il CSIR era riunito sul Dnepr e alla fine del mese passò il fiume, e in una brillante azione catturò 10.000 Russi. In seguito, avanzando rapidamente verso il bacino industriale del Donez, investì il centro di Gorlovka, che cadde il 2 novembre. In dicembre venne consolidata la linea di sosta invernale, nel cui settore meridionale si svolse,t ra il 25 e il 31 dicembre, la cosiddetta "battaglia di Natale": in essa un forte attacco russo, dopo l'apertura di una breccia nel nostro schieramento,venne respinto.

Il comandante del CSIR, il Gen.Messe, dette in questo periodo prove sia di capacità organizzativa e operativa, sia di carattere, di fronte a imposizioni inaccettabili del comando germanico, ma nel contempo anche di cameratismo verso l'alleato quando venne richiesto di aiuti per sostenerlo nei forti attacchi scatenati dai Russi nei settori tedeschi.
Nel 1942 il CSIR fu trasformato in ARMIR,e cioé Armata Italiana in Russia, con l'invio di nuove divisioni. L'aumento delle nostre forze non era dovuto a ragioni militari né a richieste dell'alleato, bensì a ragioni politiche e al malinteso spirito d'emulazione di Mussolini. Il comando supremo della Wehrmacht aveva anzi invitato il nostro comando a ponderare bene l'invio di altre unità, specie sotto l'aspetto degli automezzi occorrenti, che la Germania non era in grado di fornire. Ma nel febbraio del 1942 si procedette alla creazione della VIII Armata,su sei divisioni, all'ordine del Gen. Gariboldi, al posto di Messe che tornò in Italia irritato contro il capo di stato Maggiore Cavallero per la preferenza data a Gariboldi e nauseato dai Tedeschi.

Le prime tre divisioni di fanteria vennero avviate per ferrovia nella zona di adunata; per il prezioso corpo alpino (preferito da Hitler per essere impiegato nella zona montana nel settore sud del fronte) Cavallero tentò di farne revocare l'invio data la loro importanza nel fronte balcanico, ma non riuscì nell'intento e anche le tre divisioni alpine dovettero partire. L'ARMIR comprendeva, fra le divisioni nuove giunte dall' Italia e quelle precedentemente operanti, nove divisioni, più una destinata alla protezione delle retrovie, perciò con armamento ridotto e senza artiglierie; venne schierata sulla destra del Don dove, data la situazione generale, si prevedeva che avrebbe dovuto restare in atteggiamento difensivo durante l'inverno.

Qui comincia la disfatta
Sul Don fu sostenuta con successo dalle nostre truppe una prima battaglia, fra il 20 e il 24 agosto; la seconda, che distrusse l'armata, si svolse dall'11 dicembre al 31 gennaio 1943.
Le divisioni erano distese a cordone sulla lunghezza di 270 km, e data l'ampiezza del settore non avevano in seconda schiera che poche unità, che vennero tolte per porre riparo allo sfondamento del fronte, sotto l'offensiva russa, della vicina armata rumena. Nel corso della battaglia gli scarsi rinforzi germanici mandati a rimpiazzarle giunsero troppo tardi.
L'attacco russo venne condotto in due tempi: dall'11 al 22 dicembre venne rotto lo schieramento italiano al centro e sulla destra. L'ordine di ripiegamento delle unità attaccate venne dato troppo tardi, il 19, e parte delle nostre truppe, che si ritiravano in due blocchi separati, venne accerchiata e catturata. Nella pausa dell'offensiva nemica, dall'ultima decade di dicembre a metà gennaio,si cercò di ristabilire il fronte spezzato collegando il Corpo d'Armata alpino, rimasto isolato,con unità germaniche sopraggiunte; ma l'attacco sovietico, ripreso il 14 gennaio, rovesciò le forze ungheresi e germaniche fra le quali il Corpo alpino italiano era schierato, ed accerchiò in tal modo le tre divisioni alpine e la disgraziata divisione destinata ai servizi nelle retrovie, che aveva dovuto essere richiamata essa pure in linea. Anche in questo caso, l'ordine di ripiegamento fu dato al Corpo d'Armata tardivamente, e la ritirata dovette compiersi attraverso lo schieramento nemico, fra il 17 e il 31 gennaio, data alla quale terminò tragicamente la nostra campagna in Russia.
Le perdite dell'ARMIR, specie nella disastrosa ritirata, furono elevatissime: il 60% degli ufficiali (circa 4300) e il 50% della truppa (oltre 110.000 uomini). Le maggiori perdite furono in prigionieri, per il disordine del ripiegamento, che, non predisposto, troppo ritardato, effettuato in tremende condizioni di clima, e spesso bloccato dall'avversario, si tramutò in rotta. Anche in quelle catastrofiche circostanze non mancarono atti di valore, di energia, di autentico eroismo: la ritirata degli alpini, i quali percorsero 350 km e dovettero sostenere tredici combattimenti per aprirsi la via, resterà un esempio delle virtù militari del soldato italiano.
Tratto da www.liceodavincitv.it/